Lettera Pastorale 2020-2021
Lettera Pastorale 2020-2021
Mons. Vescovo presenta la sua Lettera
L’anno pastorale è dedicato al sacramento dell’Eucaristia. Si tratta della conclusione di un piccolo ciclo dedicato ai Sacramenti dell’Iniziazione cristiana cioè i Sacramenti che costruiscono il cristiano, Battesimo, Cresima ed Eucaristia.
Considero questa prospettiva molto importante perché, assieme al servizio della carità, i Sacramenti dell’Iniziazione cristiana, sono oggi il luogo principale della Chiesa in uscita in quanto punto di contatto con un grande numero di famiglie, dal momento che la maggioranza chiede il Battesimo, la prima Comunione e la Cresima per i propri figli. Abbiamo vissuto nei mesi scorsi un momento difficile per la sospensione di tutte le attività pastorali e, durante l’estate, sono state possibili solo alcune delle tante iniziative che abitualmente si mettono in campo per bambini, ragazzi e giovanissimi. Ora dovranno riprendere in particolare i catechismi e lo faremo con la forte motivazione di accompagnare i nostri ragazzi alla scoperta di Gesù e del suo Vangelo e all’incontro con Lui. Lo faremo rispettando con accuratezza, come avviene del resto durante tutte le celebrazioni, le norme di prevenzione e di sicurezza sanitarie.
La lettera pastorale porta il titolo Eucaristia, pane di vita. Pur essendo assai breve è suddivisa in tre parti.
La prima parte, Dalla paura alla fiducia, contestualizza l’attenzione pastorale dell’anno nella crisi faticosa che abbiamo vissuto e che ancora stiamo vivendo con il suo peso di morte, di incertezza e di povertà, ma anche con le prospettive di speranza che ha aperto e sulle quali tornerò tra poco. Ho voluto citare una pagina evangelica che mi ha accompagnato nel tempo del contenimento (il capitolo 6 del Vangelo di san Marco). Parla della compassione di Gesù verso le folle che lo attendono come pecore senza pastore. La sua compassione si traduce in insegnamento e pane moltiplicato perché tutti possano mangiare.
Ho pensato allo smarrimento che abbiamo provato in una situazione inedita, soprattutto per noi occidentali abituati a pensare che tutto si possa affrontare e facilmente risolvere grazie alle conoscenze tecniche e scientifiche acquisite.
Ho pensato che anche oggi Gesù volge il suo sguardo di compassione all’umanità ferita e disorientata. Oggi come allora la sua compassione si concretizza nel duplice gesto della parola e del pane che, per noi cristiani, richiama immediatamente la Messa (Parola proclamata e Pane eucaristico). La Messa si prolunga nell’onda lunga della parola dell’annuncio e della catechesi e del pane del servizio e della carità verso tutte le persone vicine e lontane. Il disorientamento, la paura e la povertà che colpisce persone e famiglie rendono, se possibile, ancora più urgente l’impegno delle nostre comunità nel portare a tutti una parola di senso sulla vita e su quanto accade e un aiuto concreto per affrontare con un po’ più di serenità e di dignità la vita quotidiana. [Al riguardo può essere ricordato che lo sportello Caritas dedicato all’emergenza ha effettuato 286 interventi erogando 106.774 Euro di aiuti, ai quali si aggiungono gli interventi della carità del vescovo e delle parrocchie, delle associazioni ecclesiali e dei singoli fedeli e delle famiglie che non possono essere qui quantificati. Sono invece quantificabili le offerte ricevute dalla Caritas per far fronte all’emergenza: sono 77 offerte pari a circa 86.500 Euro].
La seconda parte della lettera, Riscoprire la bellezza dell’andare a Messa, persegue due obiettivi: la Messa come luogo di costruzione della comunità cristiana e come luogo di espressione e di costruzione dell’umano.
L’Eucaristia con la sua forza soprannaturale trasforma i fedeli in Corpo di Cristo, mette cioè le basi per la costruzione della comunità. Il dono ha bisogno di essere tradotto nella concretezza delle relazioni tra le persone. Un dono che diventa una sfida in un mondo malato di individualismo, in progressiva disgregazione, spesso segnato da forti contrapposizioni e micro appartenenze poco durevoli. In questo senso la celebrazione eucaristica domenicale ritorna ad essere momento centrale sul quale concentrare le nostre attenzioni anche come luogo di umanizzazione: uomini e donne, giovani e adulti motivati dalla fede che scelgono di impegnarsi nella vita cristiana e, nell’obbedienza ai comandamenti di Dio, si costruiscono come persone libere e capaci di spendersi per gli altri, per la verità, per il bene comune; relazioni vere, non predeterminate da schemi, da simpatie, ma accolte come dono da coltivare anche nella fatica della diversità …
Richiamo appena alcune eredità positive del tempo di confinamento che chiedo di far fiorire attorno alla Messa parrocchiale della domenica:
- dimensione domestica della Chiesa (interazione tra celebrazione parrocchiale e liturgia domestica)
- solidarietà e carità (ministeri)
- contenuti fede cristiana (fiducia nella Provvidenza, cura del creato, fede nella risurrezione)
- comunicazione digitale.
Proprio perché l’Eucaristia domenicale è il centro pulsante della vita di una comunità parrocchiale ho inserito una terza parte nella lettera pastorale, Eucaristia e riorganizzazione territoriale della diocesi. Ho messo per iscritto i primi passi di un discernimento difficile che è stato interrotto lo scorso marzo con l’irruzione violenta del coronavirus. La domanda è semplice: «Quali sono le condizioni base affinché la parrocchia possa oggi svolgere il suo compito?». Il compito della parrocchia è descritto al numero 15 con queste parole: «Essere la presenza della Chiesa in un determinato territorio, curare la vita cristiana nelle condizioni ordinarie e straordinarie dell’esistenza di persone e famiglie, testimoniare Gesù a tutti con parola coraggiosa, coerenza di vita e generosa carità, annunciando il Vangelo a chi non è battezzato o si è allontanato dalla fede».
La riflessione tiene conto di diversi elementi, in particolare di questi:
- diverso rapporto delle persone, credenti compresi, con lo spazio e con il tempo (frutto della cultura digitale e della grande mobilità della popolazione),
- contrazione numerica delle nostre comunità,
- diminuzione e invecchiamento del clero.
Ribadita la necessità della dimensione territoriale dell’azione pastorale della Chiesa ci si domanda quale forma debba assumere anche alla luce del ricco patrimonio umano che la suddivisione del passato ci trasmette.
Si tratta di una riflessione che ha interessato nello scorso anno gli organismi centrali della diocesi, consiglio dei vicari, consiglio presbiterale e consiglio pastorale diocesano. Nel corso del nuovo anno vogliamo coinvolgere nel discernimento il maggior numero possibile di fedeli, a partire dai consigli pastorali parrocchiali.
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