Storia della Parrocchia

Cartolina del 1900

Per la sua fortunata posizione geografica, caratterizzata da un grande pianoro soleggiato, addossato alla mole del Monte Zerbion – che impedisce l’ingresso dei freddi venti del nord – e per essere un importante crocevia con strade che si collegavano ai trafficati colli di montagna, Saint-Vincent risulta essere stata abitata fin da antica data; nel sottosuolo della chiesa, a seguito di scavi condotti dalla locale Soprintendenza, sono state trovate testimonianze che confermano come già durante la tarda età del ferro e del bronzo la località ospitasse una comunità.

In seguito furono i Romani verso la fine del II secolo dopo Cristo a costruire una mansio, cioè una struttura di accoglienza a cui, nel IV secolo, furono aggiunte strutture murarie che dimostrano la vitalità e l’importanza dell’insediamento lungo la Via Romana delle Gallie.

Un secolo dopo tutta la struttura romana è abbandonata e il sito è riconvertito in necropoli, mentre una prima chiesa adatta al culto potrebbe esservi stata costruita sopra intorno all’VIII secolo. La vera nascita in grande stile del nostro amato primario luogo di culto sembra avvenire tra il 1080 e il 1100 con la costruzione di una maestosa chiesa che in epoca indefinita, ma comunque prima del 1153, è già titolata a San Vincenzo Martire di Saragozza (Spagna). Nella Bolla Papale è detto che la chiesa è affidata ai Benedettini di Ainay (Francia) e posta sotto la diretta protezione di Papa Eugenio III. L’imponente edificio, che si radica sulle preesistenze romane, si compone di una cripta a tre navate, titolata a Notre Dame de la Consolation, con pregevoli colonne in pietra sormontate da capitelli realizzati da mastri piemontesi/lombardi e che sarà rimodulata negli spazi nel 1400 per ricostruire e sostenere l’abside della chiesa; questa, soprastante, è anch’essa a tre navate in perfetto stile romanico, ha un coro di ampie dimensioni con numerosi altari e a lato il campanile.

Nel 1400 la situazione statica della chiesa presenta delle forti criticità tanto da obbligare il vescovo, durante una visita pastorale, ad interdire l’uso della parte più importante dell’edificio: l’abside. Dal 1420/30 circa sono dunque intrapresi importanti e costosissimi lavori: la struttura dell’abside è rifatta ex novo, così come una parte della copertura dell’intero tempio, che è in legno; la cripta è ridotta nello spazio con la costruzione di imponenti mura che dovranno sostenere sia l’abside che il campanile.

Nel coro è inoltre dipinto un pregevole ciclo di affreschi ad opera di Giacomo d’Ivrea, riportati alla luce dopo gli interventi del 1970 e ricordati da una scritta che appare a lato dell’altare maggiore in cui è spiegato che gli affreschi del 1441 sono stati voluti e pagati dalla locale comunità. Altri affreschi sono intanto dipinti sulla facciata dell’edificio. Si dovrà però attendere la fine del secolo (1473) per vedere finalmente la chiesa benedetta dal Vescovo François de Prez.

Qualche decennio dopo, Natale 1553, le truppe francesi presenti nel borgo di Saint-Vincent, provocano un grande incendio che distrugge parte delle abitazioni private e reca ingenti danni alla chiesa; a seguito di questo fatto sono nuovamente eseguiti importanti lavori che consistono nel rifacimento totale del tetto (sempre in legno) e nel rinnovamento di tutti i dipinti parietali del coro ad opera del maestro Filippo da Varallo, che si vanno a sovrapporre alle precedenti pitture.

La chiesa fu nuovamente oggetto di interventi manutentivi straordinari nel corso del primo Seicento; va però detto che questo edificio sacro fu nuovamente oggetto di scempio nel corso del 1696 quando, ancora una volta, fu incendiato e tutto il tetto ligneo crollò. In quell’occasione si stabilì di costruire volte in pietra sull’intera soffittatura delle tre navate, abbassando l’altezza dell’edificio; si decise inoltre di tamponare le finestre romaniche e furono praticate le aperture che ancora oggi danno luce all’interno. Nello stesso intervento si decise anche di chiudere le due aperture, o finestre, che illuminavano il coro e costruire un piccolo accesso interno per la cripta.

Nel 1760 fu poi edificata una piccola sacrestia attaccata alla casa parrocchiale; con la fine del secolo XVIII, e a seguito delle disposizioni napoleoniche, si smise anche di seppellire i defunti all’interno della chiesa. Nel corso del 1781 fu posizionato il primo organo che fu in seguito restaurato nell’anno 1879. La situazione della chiesa sembrò stabilizzarsi fino alla fine del XIX secolo, epoca in cui l’aumentato numero di fedeli e una grande presenza estiva di turisti frequentanti le Terme -le cui acque minerali furono scoperte dall’Abbé J.-B. Perret nel corso del 1770- costrinse i nostri parroci ad ampliare il sacro edificio; con progetto redatto dall’ing. Boggio di Torino la struttura fu allungata di due campate con demolizione della facciata. I mattoni utilizzati giunsero dalla fornace esistente all’epoca nei pressi dell’attuale stazione ferroviaria in frazione Tensoz e da laggiù furono portati al cantiere con un imponente lavoro di corvée da parte della popolazione, mentre gli alberi necessari alla struttura del tetto furono donati dal Comune di Saint-Vincent, che autorizzò il taglio di circa 250 tra larici e abeti in boschi di sua proprietà situati in zona Colle di Joux.

Alle 4 del mattino del 10 gennaio 1968 una bomba, posta da due sconsiderati nella finestra della cripta, fu fatta scoppiare; ingentissimi furono i danni provocati alla cripta, alla chiesa, al locale del Presbiterio, all’orologio del campanile e, naturalmente, alle limitrofe abitazioni private. Ma, …à quelque chose, malheur est bon… Infatti, la Soprintendenza alle Belle Arti della Regione Valle d’Aosta, a seguito di questo fatto e con l’intento di sanare i danni, promosse numerose iniziative mirate sia all’uso liturgico futuro del sacro tempio sia ad una migliore conoscenza storico architettonica della chiesa; ci vollero circa sette anni prima che la neonata chiesa fosse nuovamente benedetta dal Vescovo S.E. Mons. Ovidio Lari.

I lavori dei tecnici della Soprintendenza riconsegnarono ai fedeli di Saint-Vincent un edificio sacro decisamente diverso da quello a cui erano abituati: tutto il sottosuolo fu accuratamente scavato per comprenderne le varie fasi costruttive e l’evoluzione durante i millenni; all’interno le 10 colonne in pietra furono riportate al loro antico splendore così come i maestosi affreschi nascosti da secoli sotto spessi strati di intonaco.

Al termine dei lavori, la nostra chiesa si presenta oggi quasi come per secoli l’avevano vista e vissuta i nostri progenitori: imponenza, bellezza, severità e dolcezza sono gli aggettivi che possono   identificare meglio di altri l’architettura della nostra bella chiesa di Saint-Vincent e che ci permettono di pregare e riflettere sulle opere compiute dai nostri predecessori e dai vari sacerdoti che si sono succeduti alla guida di questa comunità.

Pier-Giorgio Crétier